Queste poche righe nascono da considerazioni personali, frutto di esperienza amatoriale con l’avvertenza, dunque, di non considerarle verità assolute, ma come semplici spunti scaturiti da alcuni anni di passione per questo sport. Tengo subito a dire che una 10k, per coloro che hanno iniziato a correre da poco, o per i runners più esperti, è una distanza equiparabile ad una sfida rivolta a testare le proprie abilità di resistenza pianificando con intelligenza la distribuzione delle energie durante la performance. I 10k sono senza dubbio la distanza ideale per tenersi in perfette condizioni fisiche durante i freddi mesi invernali, ma sono anche un fantastico trampolino per migliorare in maniera progressiva la capacità di sostenere distanze più lunghe. Rispetto ad un allenamento da maratona, 10k sono un chilometraggio che è possibile eseguire alla fine di ogni settimana, lasciando tempi di recupero più che ragionevoli per la settimana successiva. Per impratichirsi in questa distanza, ritengo sia fondamentale il dover porsi almeno un obiettivo: nella stragrande maggioranza dei casi è senza dubbio quello di correre 10 chilometri almeno sotto la fatidica ora. Non è cosa impossibile, alcuni lo potranno tranquillamente fare al primo tentativo, altri potranno provarci, ma sarà un obiettivo che si raggiungerà soltanto più avanti. In questi casi è importante approcciarsi alla corsa di fondo serenamente cercando sempre di divertirsi, altrimenti non avrebbe alcun senso cimentarsi in qualcosa in cui non si crede. Un valido apporto alla causa è quello di rendersi materialmente conto della distanza che si percorre ogni volta in allenamento: per fare ciò è bene far uso di uno strumento di misura quale un contapassi o un GPS, e lavorare nel contempo sui tempi intermedi basati su dei punti di riferimento che di volta in volta prenderemo lungo l’abituale percorso di allenamento. Queste piccole accortezze, provate e riprovate in allenamento saranno senz’altro preziose il giorno della gara: avere dimestichezza nel saper rallentare o accelerare al raggiungimento di ogni chilometro sono caratteristiche fondamentali che un runner acquisirà necessariamente solo nel tempo e saranno importanti a tal punto da fare la differenza laddove si riusciranno ad applicare e ad adattare a percorsi differenti. Un’altra considerazione, sembra quasi una banalità più che un semplice consiglio, è quella di avere e mantenere un ritmo costante per tutto il tempo della gara: in questo modo, grazie alla sicurezza ed al riscontro sul campo avuto più volte durante la preparazione, si potrà ipotizzare con facilità quello che all’incirca sarà il tempo in cui vorremo concluderla o, ancora meglio, saper stabilire quando osare di più. Altro punto critico è rappresentato dai primissimi chilometri: è necessario fare uno sforzo, ovvero frenare la propria esuberanza non lasciandosi prendere troppo dalla competizione seguendo runners che o vanno più forte rispetto ai nostri ritmi o, cosa alquanto probabile, non hanno nessuna idea di come gestire le proprie risorse. Non è dunque importante solo saper correre correttamente, ma anche cercare di migliorare in gara i tempi ottenuti in allenamento in base ad una scelta strategica coerente, non dimenticandosi mai che gara e allenamento sono due cose totalmente differenti. In allenamento infatti si è liberi dalla tensione e dall’adrenalina che normalmente si accumula prima e durante la competizione, mentre durante la stessa, ci possono essere tutta una serie di incognite che se non gestite a dovere e sottovalutate, possono compromettere la propria prestazione. Ma quando ci si rende conto che effettivamente si sta facendo bene? Senza dubbio quando si riuscirà ad eseguire la seconda metà della gara più velocemente della prima. Alla fine di tutto questo panegirico concludo dicendo che una 10k è una gara assai stimolante dal punto di vista tattico ovvero un test che apre la strada, per chi lo volesse, a sfide ben più complesse come può essere ad esempio una maratona.
MASSIMO MANZONI